PRIMA PARTE CLICCA QUI
SECONDA PARTE CLICCA QUI
TERZA PARTE CLICCA QUI
QUARTA PARTE CLICCA QUI
QUINTA PARTE CLICCA QUI
Una domanda che spesso mi viene posta, dopo aver raccontato
l’epopea iniziale, è “Chi ti ha sostenuto mentre sostenevi gli altri?”.
La risposta è sempre la stessa: Nessuno!
Purtroppo non ho consigli da poter dispensare, ne “trucchi” da poter far
provare.
La verità è che in simili situazioni conta tanto l’improvvisazione, un’ottima
dose di fortuna, e un carattere così forte da sdoppiarsi.
Sì, la verità è che mi sono sdoppiato.
Una parte di me era il cinico e razionale, l’altra parte piangeva fissando quel
piccolo bambino biondo di quasi 3 anni.
Una guerra interna, mentre cercavo di placare quella di chi amavo. Mia sorella
e mia Madre.
In simili situazioni si è fortunati quando qualcuno bada alla tua anima ferita,
la cura e cerca di chiuderla.
Mentre io ero da solo, in compagnia di quel me stesso che odiavo.
Quel me stesso che dava risposte razionali, mentre l’altro chiedeva semplicemente
in modo ossessivo “Perché a noi”.
Il tarlo di qualsiasi genitore resta sempre lo stesso. Una serie infinita di perché
senza risposta.
Abitavo da solo, in una casa di circa 90/100 mq.
L’avevo scelta perché inizialmente dovevano esserci anche i miei con me.
Loro poi decisero di restare nel paesino di provincia, mentre io continuai il
mio cammino solitario in una città che conoscevo solo perché sede del mio posto
di lavoro,Casarano
Questa città mi ha sempre affascinato.
Situata quasi in mezzo alla parte più a sud del tacco d’Italia. A metà tra lo Jonio
e l’Adriatico.
Nel punto più alto, situato sulla collina della “Madonna della Campana”, si
riesce a vedere benissimo la vicina Taviano, e il Mare di Mancaversa.
Ho visto una serie interminabili di tramonti da lì, mentre asciugavo a me
stesso le lacrime.
Avevo costantemente emozioni contrastanti.
Di fronte a me l’infinito di una terra bellissima, dentro le limitazioni
dettate da qualcosa che non sapevo comprendere.
Daniel è un figlio.
Mio cognato lo sà, e ne è fiero.
Inizialmente credevo gli desse fastidio questo mio amore incondizionato.
Invece è sempre stato felice del mio rapporto con suo figlio.
Daniel ha rappresentato una svolta, nella mia vita.
Da bambino ho amato e cresciuto mia sorella, essendo più piccola di 7 anni.
Mia madre era costantemente a lavoro, ed io ben presto presi coscienza delle
mie responsabilità.
Sono stato fratello e genitore. Era quasi scontato che Daniel avesse le
medesime attenzioni da parte mia. Come un dolce proseguo che solo un papà
riuscirebbe a donare.
Sono, e spero di essere sempre,un sostegno “rafforzante”.
Il tirante di un infinto ponte pieno d'amore.
Quando tornai a casa, quel giorno di Dicembre, venni assalito dallo sconforto.
Presi un cuscino e iniziai ad urlare fortissimo mentre soffocavo le urla.
Di fronte a mia madre e mia sorella non avevo potuto avere segnali di
debolezza.
Ero da solo, in quella casa così grande e vuota.
Avrei voluto donare parte della mia vita per poter risolvere quelle limitazioni.
Una diagnosi di autismo ti cambia.
E non importa se tu sia uno zio, un nonno o un genitore.
Sai che la vita non sarà esattamente come quella degli altri.
Ti aspetti sempre il meglio del meglio.
E quando arriva la botta, è come prendere un treno a 1000 kmh in faccia.
Nei giorni successivi mi ritrovai ad ordinare e leggere libri sull’argomento.
Quando alla fine arrivai su un libro che cambiò il modo di vedere l’intero
nuovo panorama che mi si era parato davanti.
Nessun commento:
Posta un commento