Se si prova ad invertire le parole, il senso della frase cambia. Così come il contesto in cui viene espressa.
In entrambi i casi però , è il pensiero fisso che detona tutto. Ed è proprio il pensiero a far scaturire le migliori/peggiori reazioni, nell'essere umano.
Molto spesso siamo portati a cercare risposte, formulando e ricalcolando ogni singolo secondo della nostra vita.
Potremmo trovare soluzioni, o nuovi problemi. Non esiste però una ricetta segreta.
Non esistono strade alternative.
Esiste solo una strada maestra, completamente in salita: Capire l'assenza!
Compiere viaggi d'introspezione , specie se lunghi e complessi, si rivela essere molto doloroso.
È strano, ma è come prendersi a schiaffi da soli , pretendendo risposte da chi in teoria si pone delle domande.
Siamo noi i custodi delle risposte. E siamo sempre noi a doverle fornire quanto più chiare possibili.
Ho compiuto viaggi d'introspezione ardui quanto una guerra mondiale. Ho lottato contro la paura , con l'inesperienza di un giovane mandato al fronte.
Ho sulla mia pelle cicatrici di parole, e graffi di lacrime acide.
Eppure , l'assenza ha finito per essere presenza, ma senza più il dolore fisso di mille aghi.
Ero dilaniato dai dubbi, e perseguitato da mille e mille domande apparentemente senza risposta.
Rincorrevo i due me.
Il primo era un bibliotecario anziano, coi capelli color argento e le mani segnate dal tempo.
Spingeva lunghi carrelli pieni di libri, con quel tipico profumo delle librerie del'800.
Ogni notte accendeva una lanterna ad olio. La fissava bene sul carrello, caricava tomi sempre più grandi, e prima di partire accendeva il giradischi posto sulla sua scrivania di ebano scuro.
Il 33 giri era sempre il solito : Senza Fine - Gino Paoli .
"Senza fine, tu sei un attimo senza fine,
non hai ieri, non hai domani
tutto è ormai nelle tue mani, mani grandi,
mani senza fine..."
Camminava a passo lento , sorridendo e sistemandosi di tanto in tanto i minuti occhiali,poggiati delicatamente sul naso.
Sembrava passeggiare, tra gli scaffali di quella libreria senza tempo. Come se lo spazio fosse una formula non pervenuta.
Di tanto in tanto era attraversato dai raggi della luna, che filtravano da finestre adagiate su un soffitto senza tegole.
L'altro, invece, era un giovane maratoneta addormentato su una sdraio ,a lato della scrivania.
Silente, apparentemente morto ,sino a che non partiva la musica.
In quel preciso istante, mentre il bibliotecario si allontanava , il giovane cominciava a correre.
La corsa però era affannata, impossibile. Pur scattando in velocità , il terreno sotto i piedi era come fermo. Restava sul posto, pur sudando e affannandosi a smuovere se stesso e ciò che lo circondava.
E si andava avanti cosi tutta la notte. Con il 33 giri che suonava a ripetizione "Senza Fine", il bibliotecario in giro a sistemare enormi volumi e il maratoneta che correva sul posto.
All'alba, quando la luna si eclissava e il sole timidamente si affacciava all'orizzonte, il bibliotecario tornava alla sua scrivania ,con il carrello ormai vuoto.
Il maratoneta invece, stanco e distrutto dalla corsa impossibile, andava a stendersi sulla sdraio, cadendo in un sonno apparentemente eterno.
È le notti continuavano ad essere sempre così. Lente e veloci, metodiche e distratte.
Proprio mentre il ciclo si andava a ripetere per l'ennesima volta, accadde l'impossibile.
Il bibliotecario perse l'equilibrio , rovesciando per terra i tomi e la lampada ad olio.
Il giradischi si fermò , come se qualcuno avesse tranciato la spina. In pochi secondi, la lampada rovesciata per terra scatenò un incendio, coinvolgendo dapprima i libri rovesciati dal carrello, e poi gli scaffali vicino.
Il maratoneta era fermo, data l'assenza della musica, ma rimase comunque sveglio, con gli occhi fissi sul fuoco che avanzava. Atterrito e bloccato dalla paura. Con il cuore che pulsava a mille , come un treno in corsa verso un ponte crollato.
Si mise a correre a stenti, il bibliotecario. Non era abituato.
Mentre passava dalla scrivania , raccogliendo alcuni documenti importanti, guardò il maratoneta come fosse la prima volta.
Lo scrutò con attenzione, cercando di capire dove e come avesse mai incontrato questo soggetto. Riconobbe , dopo interminabili secondi , se stesso da giovane.
Provò a toccarlo per tentare di ricevere risposte o segni, ma nulla. Il maratoneta era fermo e immobile.
Il fuoco avanzava costantemente, e il calore sprigionato dalla combustione dei libri emanava un odore acre. Un misto tra il legno e l'impalpabile sensazione di vuoto.
Il bibliotecario tentò in ogni modo di spingere o tirare a se il maratoneta, ma nemmeno la spinta più forte sembrava far nulla.
Con tutte le forze che gli rimanevano, prese il ragazzo in braccio, e lo portò ( non senza problemi) fuori da quel luogo.
Fu a quel punto che il maratoneta si disincantò, fissando dapprima l'incendio, e poi il bibliotecario.
Ci fu un silenzio interminabile, durante il quale i due si fissarono, cercando di capire di più l'uno dall'altro.
Si sedettero quasi contemporaneamente , ammirando la luna e il fumo che alto si ergeva verso il cielo nero.
"Ti ho rincorso, sperando di poterti prendere, ed evitare l'incendio"
"Quindi sapevi già sarebbe successo?"
"Si. Ci sono state alcune varianti, ma è tale e quale alle altre volte."
Il bibliotecario sorrise. " Dalla scorsa volta ho voluto carpire il meglio, cercando di evitare ciò che è successo."
"Ma accade sempre. Nonostante tu possa ricordare tutto, succede sempre. Prima o dopo, il fuoco arriva, e arde tutto".
"Se tutto cambia, ma resta uguale, cosa dovremmo fare per far si che cambi per davvero?"
Il maratoneta prese la mano del bibliotecario " Dovremo smetterla di essere due persone connesse e contemporaneamente disconnesse. Se solo io potessi.."
"Aiutarmi?" Lo arrestò il bibliotecario. "No, sei avventato, maldestro. Saresti capace solo di anticipare l'irreparabile".
"Quindi vuoi dirmi che la soluzione , per te, è cercare di fare tutto da solo, sperando di non sbagliare e andare avanti?"
"Tu sei mai andato avanti?"
"No, ma neanche tu. È per questo che voglio aiutarti, voglio aiutarmi. La tua esperienza farà si che io non sbagli. E la mia velocità farà si che tutto sia sempre in ordine , senza alcun incendio."
" È se sbagliassimo pur essendo insieme?"
"Insieme ci sosterremo, e cercheremo di migliorare. Siamo due mani, un passato e un futuro.
Siamo assenza e presenza. L'una legata all'altra.
Siamo lentezza e velocità, problema e soluzione, passato e presente."
"Manca il futuro, però"
"Appena possibile, verrà a trovarci".
La presenza è dettata dall'assenza.
E l'assenza è dettata dalla presenza.
Che sia il pensiero, una lettera, un abbraccio o un soffio di vento, cerca di capire sempre cosa spinge la presenza ad essere un'assenza , nella tua vita.
E cerca di capire sempre cosa spinge l'assenza ad essere una presenza ,nella tua vita.
Finché rincorrerai te stesso, attraverso i piani dimensionali delle tue domande, le risposte ci saranno sempre, ma nascoste tra i libri. E per errore, dati alle fiamme.