giovedì 18 febbraio 2021

Mini recensione senza spoiler de "La stanza", esclusiva Prime Video

 


Recensire questo film è un compito arduo.
Perchè le emozioni che scatena, dall'inzio alla fine, sono molteplici.
Ma sopratutto complesse e articolate.
E non le si può descrivere nella loro interezza, perchè si andrebbero a svelare parti importantissime della trama.

Il film parte in una camera da letto.
Quella che sembra essere apparentemente la protagonista, Stella, e sul ciglio della finestra.
Vestita in abito da sposa e  pronta per  lanciarsi nel vuoto.
Viene interrotta dal suono del campanello di casa.
Attende qualche attimo e rimette i piedi sul pavimento,sembra aver solo  rimandato di pochi minuti  il proprio suicidio.
Il campanello continua a suonare,come se fosse premuto ininterrottamente per attirare l'attenzione.
Alla porta si palesa Giulio, un uomo che dice di aver prenotato una camera in quello che possiamo intuire fosse in precedenza un B&B.
Stella è quindi la proprietaria di un maniero stile fine 1800 ( apparentemente in rovina ) utilizzato in precedenza come B&B.
La donna fa presente all'uomo che non affittano camere da ormai molto tempo, e che quindi non è disposta ad ospitarlo.
Dopo vari tentennamenti , Giulio si dice amico del marito, e convince Stella a farlo entrare per "almeno un bicchere d'acqua".
Da qui partiranno tutta una serie di eventi mai scontati.
I sentimenti messi in campo dal regista , Stefano Lodovichi , sono dei veri pugni nello stomaco.
Specie per chi abbia vissuto ,quei medesimi momenti e sentimenti,nella propria vita.
In questo film ho rivisto me stesso. La rabbia, il rancore.
Ho sentito sulla mia pelle il caro prezzo pagato dalle menzogne, dal gioco stupido di chi diceva di dovermi proteggere.

Enigmatico quanto chiaro, "La stanza" è la metafora perfetta del nostro tempo.
Dove l'amore diventa "scontato" e letale , mentre  l'abbraccio negato vale una vita intera.
Tremendo, sentimentalmente crudo e allo stesso tempo soffocante.
Da vedere assolutamente!

sabato 13 febbraio 2021

Silenzio autistico ( Prima Parte )

 

            


Sono fratello,zio,papà.
Un papà "sanguigno", di cuore, di bene, d’amore.
Ho compreso la vita, nel suo essere circolare e discontinuo, già dall'infanzia.
Le molte cicatrici , dettate da lotte a difesa del prossimo, hanno temprato il mio carattere.
Sono cinico quanto basta per non lasciarmi trasportare dalle emozioni forti.
Riesco ad essere introspettivo, ed analizzo le situazioni in modo analitico. Cerco di capire , punto per punto, lo schema preciso che muove una determinata situazione, tentando di comprenderla appieno.
So però che alcune situazioni potrebbero non avere una logica precisa, o in linea con altre sue simili.


Daniel è nato nel 2012, il 5 Maggio di una primavera dai sapori estivi.
Ad Anna si ruppero le acque nella notte, e alle prime luci dell'alba fu effettuato un cesareo d'urgenza.
Alle 8.30 del 5 maggio 2012 stringevo tra le mani il mio primo nipote.
Il legame fu immediato. Come quando incroci lo sguardo di qualcuno che sai amerai per sempre.
Non era la prima volta.
Diciannove anni prima , l'8 Maggio 1993 alle 8.30 del mattino, andai in ospedale con papà.
In braccio a mia madre c'era mia sorella. Arrivammo in ritardo , Anna aveva appena finito la poppata, e un'infermiera la stava portando via.
Ebbi l'occasione di vederla per la prima volta , ma solo per pochi minuti.
Piansi in modo incontrollato, quando la portarono via. Fu qualcosa che feci istintivamente. Molti fratelli maggiori, specie se piccoli, attivano un meccanismo di gelosia nei confronti del nuovo arrivato.
Io non sono mai stato geloso. Fui protettivo sin dall’inizio.
Avevo poco più di 6 anni.
Negli anni successivi fui io ad occuparmi di lei. Un bambino di 8/9 anni che bada ad una bimba di 7 anni più piccola.
Gli preparavo da mangiare, la lavavo, gli cambiavo il pannolino, la portavo in giro.
Non esistevano smartphone. Eravamo io, lei e la piccola Alezio.
Alezio, la città che ha dato i natali ad entrambi.
Una ridente cittadina del sud Salento, a circa 5 km da Gallipoli e a 36 km dal capoluogo.

2013/2014

Frequentavo la casa di mia sorella in modo assiduo. Daniel era il mio principale pensiero.
Ogni volta che arrivavo, era una festa. Baci, abbracci, sorrisi.
Ero solito spronarlo in attività ludiche di ogni genere.
Sin da piccolo ho cercato di attivare la sua fantasia , comprando delle generiche costruzioni.
Proprio le costruzioni sono diventate il pilastro portante delle attività di Daniel.
Quasi come se quel determinato gioco rappresentasse per lui la mia persona.
Nonostante il mio spronare , sentivo ci fosse qualcosa di strano.
Lo vedevo nel volto di mia sorella , quando le chiedevo di eventuali progressi verbali.
Daniel diventava sempre più grande, e sempre più chiuso in una sorta di bolla.
Bolla che , di tanto in tanto, solo io e i suoi genitori riuscivamo a rompere.
Decisi di indagare meglio, interpellando con la dovuta cautela Google.
I primi risultati, dopo aver descritto quelli che ritenevo essere dei sintomi, non furono dei migliori.
Quella sera, chiusi in lacrime il pc, sperando che nulla di ciò che avevo letto fosse reale.
Intanto i dubbi di mia sorella aumentavo giorno per giorno.
Io ascoltavo ogni suo pensiero, ogni singola preoccupazione. Cercavo di analizzare insieme a lei ogni singolo aspetto comportamentale di Daniel, sperando fosse solo una fase transitoria della normale crescita di un bambino.
Mentre io sostenevo e cercavo di aiutare mia sorella, i suoi dubbi e paure venivano demoliti da terzi.
Mentre io cercavo di rendere i suoi fantasmi tangibili, ed eventualmente facili da sconfiggere, altri la credevano pazza.

Durante un pranzo domenicale, accadde ciò che temevo.
Una professionista, che da tempo lavorava nella Onlus “Amici di Nico” ( Matino – Lecce) , si avvicinò a Daniel per giocare.
Lo fissò come si scruta uno scrigno chiuso, ma ricoperto di diamanti scintillanti.
Prese da parte mia sorella, e chiese un paio di cose sul bambino.
Seppur con le dovute cautele, spiegò ad Anna che i comportamenti stereotipati di Daniel, e la mancanza di contatto visivo in primis, potevano avere un solo possibile nome: Spettro autistico.
Ad Anna cominciò a girare vorticosamente il mondo. Ogni singolo dubbio, paura o ansia, si era palesata in tutta la sua pesantezza.
Ci fù consigliata una visita urgente presso un noto Neuropsichiatra infantile di Lecce, il Dottor Angelo Massagli.
Mia sorella mi chiamò in tarda serata, con una voce rotta dalle lacrime, chiedendomi se ero disposto ad accompagnarla.
Non esitai a dirle si, stringendo tra le mani la speranza che nulla di ciò che temevo potesse riguardare colui che a tutti gli effetti era un figlio, prima che nipote.

 

 FINE PRIMA PARTE  

 

 

"I know that the spades are the swords of a soldier
I know that the clubs are weapons of war
I know that diamonds mean money for this art
But that's not the shape of my heart"




 

 


 

Un sentimento chiamato "Neve"

 



Si dice che "L'attesa del piacere è essa stessa il piacere".
In inglese "To await a pleasure, is itself a pleasure".

Da bambino , ogni santo inverno, cercavo trepidante notizie su una possibile nevicata.
Io, infante del profondo Sud (Alezio;Lecce;Puglia) che praticamente aspettava le calende greche.
O almeno così credevo.
Sono nato nel Dicembre del 1986, e la mia prima nevicata ( da che ho memoria ) è datata 9 Dicembre 1991.
Anche se sembrerà strano, la ricordo benissimo.
Io dietro la finestra della porta di casa, a guardare la neve scendere copiosa.
Ai tempi abitavo con i miei in Via Municipio, una strada del centro storico di Alezio , con alla fine un lungo arco in pietra.
La discesa/salita si imbiancò velocemente, facendo si che ogni cosa risultasse assolutamente candida.
Ero così felice che rimasi a guardare senza proferire parola.
Nel mentre mio padre accese il fuoco, e il profumo di polpette e carne al sugo si propagò per tutta la casa.
La cornice perfetta.

La seconda nevicata invece è molto più nitida, nei ricordi.
Avvenne ben 10 anni più tardi.
Ero al primo anno delle superiori, e frequentavo l'istituto alberghiero di Santa Cesarea Terme.
Per andare a scuola dovevo prendere ogni giorno un autobus, farmi 48 km e passare dal versante Jonico a quello Adriatico in circa un'ora di viaggio.
Quella nevicata impedì qualsiasi spostamento, e le scuole furono chiuse per 3 giorni. In molti scelsero di saltare l'ultimo giorno di scuola , il 22 Dicembre, e passare direttamente in modalità "Vacanze di Natale".
Cominciò a nevicare nel primo pomeriggio di Lunedì 17 Dicembre 2001, andando avanti per tutta la notte.
Il mattino dopo  mi svegliai con il pensiero.
Erano le cinque e mezzo del mattino. Mia madre era solita svegliarsi a quell'ora.
Andammo insieme nel giardino di casa nostra, che dava su una delle strade principali di Alezio, Via Roma.
Raccolsi insieme a lei le uova che le Galline avevano fatto, e dopo averle portate in casa chiesi a mia madre il permesso di godermi tutta quella neve da solo.
Sapevo che quel manto bianco sarebbe diventato di dominio pubblico da li a breve.
Egoisticamente volevo godermelo da solo.
Mia madre ,stranamente, mi diede il permesso.
Mi ritrovai a giocare da solo, in silenzio, su Via Roma.
Mentra la città ancora dormiva, io ero lì, a tastare con mano quella felicità bianca e fredda.
Più tardi rientrai per fare colazione , e successivamente con mia sorella tornai in strada a giocare.
Lei aveva 8 anni. Fu la sua prima volta con la Neve.
Nel cortile di un'amica di famiglia, facemmo un pupazzo di neve insieme alla figlia della nostra vicina , Lucia.
Fu qualcosa di magico.



L'attesa della neve ,dal 2001 in poi , si fece assai snervante.
Non c'erano mai notizie positive, in tal senso. Le possibili nevicate si riducevano ad un paio di fiocchi senza alcun valore.
Il 2017 però cambiò le carte in tavola, "sparando" una nevicata così grande e duratura da permettere a tanti di vivere la neve come fossero in montagna.
Il 6 gennaio 2017 , sempre nel tardo pomeriggio, cominciò a nevicare in modo sostenuto.
Non abitavo più ad Alezio da ormai 5 anni.
Casa mia era Casarano, una ridente cittadina del basso salento, situata a circa 110 metri sopra il livello del mare, e molto più nell'entroterra rispetto ad Alezio.
Quella nevicata fu epocale.
Il mio terrazzo aveva accumulato non so quanti cm di neve.
Allo stesso modo del 2001, mi svegliai con il pensiero.
Mi vestì, e girai il centro di Casarano completamente da solo. Nevicava ancora ed erano le 6 del mattino.
Il suono era così ovattato che rendeva l'atmosfera irreale quanto unica.

Da Palazzo dei Domenicali alla colonna di San Giovanni, tutto era spettacolare.
E l'emozione incontenibile, così come lo era nel 1991 e nel 2001.


Può un fenomeno metereologico  naturale  scatenare tutte queste emozioni?
Probabilmente , se non si è abituati a vederlo, si.
La neve , in noi bambini del sud , ha sempre fatto questo effetto.
Eravamo abitauti a vederla in tv , nei tg, nei film come "Mamma ho Perso L'aereo" o in quelli prettamente natalizi.
Vederla per davvero, specialmente sotto le festevità Natalizie, era motivo di gioia e stupore.
Sensazioni così genuine e naturali da essere impresse a fuoco nei ricordi.

L'attesa della neve , negli anni, è diventata una vera e propria emozione.
Un'emozione capace di farmi battere il cuore, nonostante i miei 34.
E nonostante io viva a Torino da ormai quasi 4 anni, vederla mi dona lo stesso effetto di quando ero in Via Municipio : semplice e innocente stupore.


Perché quello che sono l'ho imparato da te
Tu che sei la risposta senza chiedere niente
Per le luci che hai acceso a incendiare l'inverno
Per avermi insegnato a cadere
Come neve (neve)







venerdì 12 febbraio 2021

Quel 10% di cinismo che ti salva

 


In qualsiasi rapporto personale, che sia amore o amicizia, le delusioni rappresentano quel momento fisiologico che si palesa senza alcun preavviso.
Che siano grandi o piccole, quando arrivano , le delusioni sono capaci di scatenare un putiferio tale da far impallidire qualsiasi catastrofe naturale.
Il senso di smarrimento, la paura. E potrei continuare all'infinito.
In quel preciso istante siamo attraversati da così tante emozioni che ogni qualsiasi freno inibitorio va a farsi benedire.
Diceva bene mia nonna : "Non promettere quando sei felice, non parlare quando sei arrabbiato".
La rabbia,derivata da una delusione, è così intensa da costringerci a tirar fuori il peggio di noi.
Essere coinvolti sentimentalmente aggrava ancora di più questi momenti, ponendo le basi per una frattura insanabile.
Esiste un modo per poter affrontare simili situazioni in modo totalmente maturo e senza conseguenze?
In modo maturo sicuramente, senza conseguenze purtroppo no.
Perchè se da un lato la maturità aiuta a capire il contesto, e cerca di tirar fuori una discussione quanto mai costruttiva e pacata, le conseguenze sono inevitabili.
E' impossibile arrivare ad uno scontro senza tirar fuori delle conseguenze.
Conseguenze che comunque possono essere buone , permettendo ai due soggetti di chiarire la cosa e superarla.
O cattive, lasciando strascichi a volte insanabili.
Aldilà del mero finale di un rapporto ,post delusione, come si può non soffrire per questo?
Lo sappiamo tutti : è IMPOSSIBILE!
Ciò che però possiamo cercare di fare , anticipatamente, è offrire un morbido cuscino su cui "cadere" dopo una delusione.
Di cosa parlo? Del cinismo, naturalmente.

Wikipedia riporta:

"In altro senso, il cinismo è inteso come freddezza e mancanza di morale, viene anche usato per descrivere un carattere negativo e calcolatore..."

Quindi? Vi sto consigliando di essere "Cinici" nel vero senso della parola?
Di fregarvene degli altri, di non aspettarvi mai nulla di buono, di non investire completamente in un rapporto?
No, ovviamente.
Perchè vi consiglierei di essere anche dei pessimisti, e tutto voglio comunicare fuorchè pessimismo e/o consigli deleteri.
Per essere più precisi, il dizionario riporta "Indifferente ai sentimenti e alla morale comune; privo di sensibilità".
Eccolo il cuscino , quindi.
In amore , così come in amicizia, siamo sempre pronti a donare il 100% di noi stessi, prendendo poi il 100% delle bastoste.
Negli ultimi dieci anni invece , ho scoperto sulla mia pelle che la suddivisione di tale percentuale va dosata per bene.
Come tanti, anche io ho sofferto per le più svariate delusioni. L'ex fidanzato, l'amico che mi voltò le spalle. Praticamente potrei scrivere un libro.
Da queste esperienze , in passato, ne uscivo letteralmente con le ossa rotte. Questo perchè donavo il 100% di me stesso a persone che , approfittandone, hanno poi capito come darmi il ben servito.
Ho deluso anche io, probabilmente. Perchè nessuno è esente da difetti, e in simili situazioni le presunte colpe sono sempre nel mezzo.
Comunque , da simili esperienze ho imparato quella che ormai consiglio sempre a chiunque:
LA REGOLA DEL 10%!

Sembra banale , a parlarne così, ma tale "regola" mi ha salvato in molteplici situazioni.
In qualsiasi rapporto, invece di donare se stessi al 100%, si effettua una leggera partizione del tutto.
Il 90%  lo si dona come sempre si è fatto, mentre il restate 10% lo si lascia come garanzia.
Infatti è quel 10% che ti salverà in caso di caduta. Quel 10% che si chiama "CINISMO".
Che a vederlo così sembra banale, ma pensandoci bene porta quella dose di maturità necessaria a capire e passare oltre.
Subendo una determinata situazione in modo cinico, si ha la possibilità di uscirne (il più delle volte) in modo completamente "pulito".
Essere cinici, in quella determinata percentuale , significa calcolare il rischio ed essere sempre pronti alla caduta.
Si ritorna al pessimismo quindi? Assolutamente no.
Si è pessimisti se appena cominciata una relazione , già si pensa a "se" o "come" finirà.
Il 10% di cinismo serve semplicemente a mettere da parte un paracadute, da indossare solo nel momento in cui l'aereo sta per schiantarsi.
Perchè non c'è nessun motivo per non essere pronti a tutto.
E molto più semplicemente, vive meglio chi conserva una piccola quantità di cinismo per se , che chi continua a vivere come fosse in "qualcosa di eterno".

Alla fine i rapporti sono come un profumo per ambienti: o hai la ricarica, o lo togli dalla presa e lo riponi in un cassetto.

 
"I've always been in love with you (Always with you)
I guess you've always known it's true (You know it's true)
You took my love for granted, why oh why
The show is over, say good-bye
Say good-bye (Bye bye), say good-bye"
 
 
 

 
 
 





L'intercapedine del mio destino

L'anima è l'essenza modellabile che governa il cuore. E' così che vedo il mio essere. Forgiato dall'esperienza, dagli errori...