venerdì 28 luglio 2023

Il temporale

* Riproduci "Time" di Hans Zimmer per una migliore esperienza durante la lettura*




Erano le 11.30 di sera.
Il silenzio delle strade ormai vuote venne interrotto dal rumore sordo dei tuoi in lontananza.
Il cielo cominciò a caricarsi di luci, come se dei flash stessero illuminando lo skyline di Torino.
Aumentai il passo, sentivo che stava arrivando.
Stringevo tra le mani l'ombrello, pronto ad aprirlo nel caso il cielo avesse deciso di riversare in terra la sua potenza. 
Ogni mio passo cominciò ad echeggiare dentro me.
Arrivare a casa non era l'unico obbiettivo. Sentivo di essere inseguito da qualcosa che non riuscivo a distanziare. 
I bagliori divennero più intensi, illuminando a giorno luoghi avvolti pochi secondi prima dall'oscurità.
Il fiato divenne corto e cominciarono a cadere le prime gocce di pioggia.
Come nei peggiori incubi mi sentivo incapace di correre.
Stava arrivando, e il temporale con lui.
Cominciai a piangere in silenzio, mentre mi arrendevo alla sensazione che mai sarei riuscito ad arrivare a casa, ad aprire l'ombrello per ripararmi dalla pioggia, ad evitare che l'oscurità dilagante mi potesse inghiottire.
Ero solo, a scontrarmi con forze che sentivo mi avrebbero strappato l'anima, graffiato il sorriso e reso irriconoscibile la mia voce.
Più pensavo, più i pensieri erano così orrendi che nei secondi di lucidità chiedevo a me stesso se questo non fosse tutto frutto della mia immaginazione.
In modo inaspettato un tuono esplose fragoroso e la pioggia cominciò a venire giù.
Feci come per aprire l'ombrello e mi accorsi di non averlo più in mano.
Mi voltai per cercare di capire se l'avessi perso ed è li che lo vidi, avvolto da un buio impenetrabile.
Un colore che non ha possibilità di essere descritto se non come l'assenza di luce.
Cominciai ad urlare ma la mia voce non c'era più.
La pioggia cominciò a cadere come mai aveva fatto, e in pochi secondi fui completamente avvolto dall'acqua che come un fiume in piena cominciò a salire.
La figura nera cominciò ad avvicinarsi lenta e inesorabile verso di me.
Ero bloccato. Sentivo di non avere speranze.
Quelli che potevano essere gli occhi della figura umanoide di fronte a me cominciarono ad illuminarsi.
Ebbi modo di guardarlo per poco e poi cominciai a dimenarmi nuovamente nel tentativo di liberarmi.
Mentre cercavo di urlare senza riuscirci, con la coda dell'occhio lo vidi avvicinarsi.
La paura mi bloccò completamente, e mentre guardavo in basso vidi le sue scarpe.
Era ad un palmo da me.
Smisi di dimenarmi, alzai gli occhi e lo fissai con quel poco di coraggio che mi era rimasto.
Inaspettatamente vidi me stesso.
Le luci si riaccesero, la pioggia smise di cadere.
Vidi la luna spuntare da dietro il campanile di un palazzo, mentre la piazza ricominciò a popolarsi di bambini.
Lo fissai e lo vidi sorridere.
Abbracciai me stesso in lacrime e lo stesso fece lui.

"Non dimenticarti di me, durante i temporali" disse a voce bassa.
"Mai" risposi, stringendolo più forte.
 

L'immensità del dialogo come un mare dentro. Fuori invece ciò che non serve.




Il giudizio altrui ferisce quando inaspettato, crudele. Magari espresso sotto le mentite spoglie dell'essere "senza filtri". E bada bene, non dipende dalla severità con cui è espresso.
La severità serve a dare un tono alle situazioni, ad identificarne maggiormente l'importanza.
Quando però non apporta ciò che in genere un giudizio genuino dovrebbe fare, in quel preciso istante diventa nullo.
Potrei descrivere dettagliatamente tutte le volte in cui un giudizio espresso in modo non costruttivo sia finito per arrecare tristezza, disagio, malessere.
Ma non è questo il punto.

Ho capito con il tempo che il giudizio è sano, aiuta a correggere il tiro su una situazione che dal nostro punto di vista potrebbe apparire in modo diverso.
Serve empatia, capacità di comprendere le emozioni di chi abbiamo di fronte. Che sia la nostra vita professionale o privata non importa. 
Ad un certo punto è necessario scindere ciò che non serve da ciò che è essenziale.
I giudizi sani vanno abbracciati. Permettono di migliorare, di affinare ed evolvere le capacità, di risolvere situazioni. L'essere proattivo inoltre mi ha permesso di filtrare analiticamente le situazioni.
Ho saputo identificare gli spunti da cui poter ripartire, per poter dialogare e poter instradare un percorso sano di convivenza professionale e personale.
Il nostro sorriso è il mare dentro, tutto ciò che rimane fuori è solo eco sordo disperso nello spazio di ciò che non ci interessa, e non può più farci male.

 

L'intercapedine del mio destino

L'anima è l'essenza modellabile che governa il cuore. E' così che vedo il mio essere. Forgiato dall'esperienza, dagli errori...