Alla base di molte discussioni, specie nell'adolescenza (ma non solo), c'era la classica frase "Non ti fai sentire, quindi non mi faccio sentire".
Come se il "farsi sentire" fosse un bisogno impellente per poter dimostrare la propria amicizia.
Come se il "farsi sentire" dimostrasse pienamente un sentimento (in teoria) già consolidato, come potrebbe essere un'amicizia.
Quando esisteva solo la carta, gli unici mezzi di comunicazione erano le lettere.
Un fiume di parole impresse con l'inchiostro, e personalizzate dalla grafia di chi scriveva.
Si donava ogni speranza al francobollo, immaginandolo come un carro trainato da cavalli, in corsa verso il destinatario.
I tempi di tali comunicazioni erano incalcolabili. Una sorpresa che poteva arrivare in qualsiasi momento.
Successivamente si è passati ai telefoni di casa, anche se proibitivi in termini di costo.
Poi arrivò il declino.
Se nell'epoca dei telefoni cellulari GSM il "farsi sentire" era rappresentato da squilli random ed sms con sole emoticon in Ashi ,l'avvento dei primi smartphone ha dato il via ad una presenza online costante e quasi asfissiante.
Senza contare gli allert passivi sullo status della persona in oggetto: Se sei online, quando lo sei stato e addirittura l'ora.
Per carità, lungi da me dal giudicare il progresso tecnologico (che utilizzo e apprezzo), ma questa serie di "innovazioni" hanno creato situazioni tossiche, al limite dello "stalkeraggio" (passatemi il termine).
Ma sopratutto hanno in qualche modo rimosso i paletti stabiliti dai vecchi sms, fissandone di nuovi molto più invasivi.
E il "farsi sentire" è diventato immediato e "pericoloso".
Lo dico senza alcun problema: "Sento" le persone quando so di poter raccontare qualcosa di nuovo, e non per "Pro forma".
Non amo le conversazioni lampo in cui ci si saluta, si fanno (e si danno) le solite risposte di rito, facendo morire poi il tutto con un laconico "👍😃".
"Sento" le persone perchè voglio parlare con loro. "Sento" le persone perchè voglio rilassarmi, sorridere,raccontare".
Capita poi che con alcuni amici, vivendo a kilometri di distanza, non ci parli saltuariamente.
E magia delle magie, quando li rivedo è come se ci fossimo visti ieri.
Detto fra noi, non esiste alcuna magia. Si tratta molto semplicemente di maturità.
Si rimane amici anche non sentendosi.
Molto semplicemente la stima che due o più persone nutrono l'uno nei confronti dell'altro, alimenta un fuoco difficile da spegnere.
Sarebbe inutile , quanto deleterio , mandare messaggini inutili.
La maturità ti porta a capire che per qualcuno ci sei sempre, anche nei silenzi.
L'importante è esserci quando il tempo e le situazioni lo richiedono.
Non ci sono regole fisse. Ci siamo quando dobbiamo esserci. Senza alcuna restrizione o regola.
E alla fine , se non ci sentiamo... fa niente!
Quando ci rivedremo, sapremo cosa dire.